FALSI MITI SULL'ACQUA POTABILE

L’acqua del rubinetto è inquinata o contaminata

La composizione dell’acqua del rubinetto

L’acqua di sorgente ha una sua composizione tipica che dipende da quella del terreno che attraversa e con cui viene in contatto, influenzato anche dall’urbanizzazione, dall’allevamento, dall’agricoltura e dall’industrializzazione. I minerali, le sostanze inorganiche e organiche e i composti naturali e artificiali presenti nel terreno tendono non solo a miscelarsi con l’acqua, ma anche a reagire tra loro nell’ambiente acquoso che li circonda.

I parametri

Quando l’acqua arriva ai nostri rubinetti, è garantita come acqua potabile. Ciò significa che deve rispondere a specifici parametri definiti dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), elaborati a livello comunitario con la Direttiva 98/83/CE e recepiti in Italia dal Ministero della Salute con il Decreto Legislativo 31/2001.

Il Ministero della Salute ha strutturato un sistema di controllo per la rete idrica che opera attraverso organi regionali, provinciali e comunali attraverso uno schema operativo di controllo per gli standard di qualità e sicurezza.

Tale sistema prevede l’analisi di campioni prelevati dai pozzi, dagli impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione e dalle reti di distribuzione.

L’acqua per essere definita potabile deve rispondere a dei requisiti minimi che prevedono l’assenza di microrganismi pericolosi per la vita dell’uomo e la conformità ai valori di parametro delle sue caratteristiche microbiologiche, chimiche e fisiche e cioè la sua composizione.

Nello specifico il legislatore ha stabilito sia i valori massimi di riferimento, che i metodi di analisi per ogni parametro oltre alle procedure da seguire qualora si presentassero valori non conformi.

Inoltre, considerando sempre i rischi biologici, chimici e fisici, sono stati identificati dei parametri indicatori e dei parametri emergenti. I primi sono utili per identificare possibili alterazioni della composizione dell’acqua, mentre i secondi considerano alcune sostanze che negli ultimi tempi godono di particolare attenzione per i potenziali pericoli per la salute. Vediamo allora quali sono i valori da considerare per un’analisi dell’acqua ottimale.

Parametri chimici

Parametro / minerale

Limiti

Unità di
misura

Acrilamide

0,5

µg/L

Antimonio

5

µg/L

Arsenico

0,01

mg/L

Benzene

10

mg/L

Benzo (a) pirene

0,1

µg/L

Boro

 

1

mg/L

Bromato

10

µg/L

Cadmio

250

mg/L

Cianuro

50

µg/L

Clorito

200

µg/L

Cloruro di vinile

0,5

µg/L

Cromo

0,05

mg/L

Dicloroetano

3

µg/L

Epicloridrina

0,1

µg/L

Fluoruro

1,5

mg/L

Idrocarburi policiclici aromatici

0,01

µg/L

Mercurio

1

µg/L

Nichel

20

µg/L

Nitrato (ione)

0,5

mg/L

Nitrito (ione)

0,5

mg/L

Piombo

10

µg/L

Rame

1

mg/L

Selenio

10

µg/L

Tetracloroetilene + Tricloroetolene

10

µg/L

Trialometani

30

µg/L

Vanadio

50

µg/L

Parametri indicatori ed emergenti

 

Parametro indicatore

 

Limiti

Unità di
misura

Alluminio

max 0,2

mg/L

Ammonio

0,5

mg/L

Carbonio organico totale

0,1-10

mg/L

Cloruro

250

mg/L

Clostridium perfringens

assenza

 

Colore

priva

 

pH

6,5 - 8,5

 

Conduttività

2500 a 20°C

μS/cm

Conteggio colonie

valore da considerare

 

Cloro

max 0,2

mg/L

Durezza**

15-50

°F

Zolfo (come solfato)

250

mg/L

Cromo

0,05

mg/L

Ferro

0,2

mg/L

Manganese

0,5

mg/L

Odore e sapore

Accettabile per i consumatori e senza variazioni anomale

 

Ossidabilità

5,0 mg/L O2

 

 

 

Residuo fisso***

- minimamente mineralizzate <50 mg/l

 

- oligominerali <500 mg/l

- minerali 500 - 1000 mg/l

- ricche di sali minerali >1500 mg/l

Sodio

200

mg/L

Torbidità

Accettabile per i consumatori e senza variazioni anomale

 

Amianto****

7 milioni

fibre/L

Tallio

0,002

mg/L

Sostanze PFOS*****

0,2

μg/L

Sostanze PFOA******

0,4

μg/L


2. L’acqua del rubinetto fa male alla salute

Quando si parla di acqua del rubinetto, spesso si legge o si sente dire che è pericolosa per la salute. Due sono le principali sostanze incriminate: il calcare e il cloro.

Il calcare

“Il calcare nell’acqua è responsabile dell’insorgere dei calcoli al fegato” è un luogo comune ricorrente, sebbene gli studi epidemiologici e clinici hanno dimostrato che l’acqua ricca di calcio (quindi di calcare) non favorisce i calcoli renali nel soggetto sano ma potrebbe invece essere un fattore protettivo. Infatti, le Linee Guida del Ministero della Salute consigliano di bere molta acqua per evitare i calcoli renali senza specificare il tipo di acqua.

Il calcare può costituire al limite un problema per tubi e impianti domestici, problema che comunque si può limitare utilizzando appositi prodotti o sistemi anti-calcare.

Il cloro

Per quanto riguarda invece il cloro, si utilizza come disinfettante ad ampio spettro contro gli inquinanti microbiologici. I parametri di legge prevedono infatti la totale assenza di microrganismi dannosi per l’uomo nell’acqua potabile, in particolare Enterococchi, Escherichia coli e la Legionella. Il cloro è considerato uno dei migliori prodotti per la disinfezione proprio perché è attivo sia contro questi batteri che contro spore e virus. Anche se molto spesso l’acqua di falda non necessita di questo tipo di interventi, poiché è microbiologicamente pura grazie alla sua origine sotterranea, il cloro viene comunque usato in casi particolari o dopo gli interventi di manutenzione sulla rete idrica per evitare contaminazioni.

Il cloro presenta però, come molte sostanze utili, anche delle controindicazioni, se utilizzato in eccesso. Questo ha spinto l’OMS ad analizzare le conseguenze a lungo termine della presenza del cloro nell’acqua sulla salute dell’uomo e a definire poi dei valori parametri di sicurezza per l’acqua potabile. Fondamentalmente il cloro non è di per sé nocivo per la nostra salute, anche perché, facendo decantare l’acqua del rubinetto per un po’ evapora completamente. Il problema più rilevante per la nostra salute è invece rappresentato dai suoi sottoprodotti. In particolare, i trialometani e altri derivati organici del cloro potrebbero essere collegati allo sviluppo di alcune problematiche, quando l’assunzione elevata è prolungata nel tempo.

Bevendo una media di due litri d’acqua al giorno, la scarsissima quantità di cloro e derivati presente nell’acqua del rubinetto non ha alcun effetto sulla salute.


3. L’acqua in bottiglia è migliore di quella del rubinetto

Non sono poi così diverse

L’acqua in bottiglia come quella del rubinetto viene trattata e sottoposta ad analisi e controlli per assicurarne la potabilità. Entrambe possono essere dolci, normali o dure e più o meno alcaline nei range di potabilità stabiliti dalla legge.

La composizione dell’acqua, infatti, non varia dal rubinetto alla bottiglia ma in base alle caratteristiche del terreno o della falda da cui proviene.

Il contenuto di “calcare” è simile in entrambe le tipologie, mentre per quanto riguarda il contenuto di sali, molte acque del rubinetto sono oligominerali, cioè contengono da 50 a 500 mg/litro di residuo fisso, proprio come le acque in bottiglia. Nel nostro territorio quasi tutta l’acqua del rubinetto è oligominerale, cioè contiene pochi sali ed è povera di sodio.

Inoltre, mentre l’acqua prelevata dai pozzi scorre continuamente e si rinnova a ogni momento, l’acqua in bottiglia, se non conservata correttamente, potrebbe anche risultare non potabile secondo i criteri applicati per l’acquedotto.

Le differenze non giustificano perciò una preferenza, in termini di qualità, verso l’acqua imbottigliata. Se invece si considerano le implicazioni economiche e ambientali dell’utilizzo di acqua in bottiglia, risulta evidente che bere acqua del rubinetto sia meno dispendioso e meno impattante.


Perché il non utilizzare l’acqua potabile del rubinetto influisce sulla circolarità dei flussi

L’impatto ambientale dell’acqua imbottigliata

L’impatto ambientale che deriva dallo sfruttamento delle risorse idriche è molto forte e si intensifica ad ogni step successivo dall’imbottigliamento, al trasporto, fino alla distribuzione e infine allo smaltimento dei rifiuti. In particolare, l’impatto del trasporto su gomma è notevole: circa l’80% delle acque minerali viene trasportato con i TIR, che mediamente immettono nell’ambiente 1300 kg di anidride carbonica ogni 1.000 km percorsi.

Il materiale plastico di cui si compone una bottiglia di acqua minerale è il polietilenetereftalato (PET); per produrne un chilo (da cui hanno origine 25 bottiglie da 1,5 litri) sono necessari 17,5 litri di acqua e 2 chili di petrolio. Il PET è un materiale molto persistente nell’ambiente (circa mille anni) ma è riciclabile al 100%.

Se dal lato economico, bere l’acqua del rubinetto invece di quella in bottiglia, permetterebbe alle famiglie di risparmiare, va evidenziato che il maggior vantaggio sarebbe di tipo ambientale.

La situazione italiana

Soprattutto in Italia, a causa di una sfiducia radicata sebbene immotivata, sembra però molto difficile invertire la tendenza al consumo di acqua minerale in bottiglia, complici anche le pubblicità e il silenzio degli enti pubblici.

L'Italia risulta infatti al terzo posto al mondo, dopo Messico e Thailandia, per consumo di acqua in bottiglia.

I dati dimostrano tuttavia che l'acqua del rubinetto non è generalmente meno sicura di quella in bottiglia; in Italia inoltre, siamo fortunati dato che in più dell'85% dei casi attingiamo ad acque sotterranee e solitamente molto protette.

In un’ottica di economia circolare, quindi, la scelta di bere acqua del rubinetto risulta migliore in quanto riduce il volume di rifiuti prodotti e che spesso non vengono correttamente differenziati finendo in discarica.